Parte 4: Uno sguardo all’Italia, “Father and Son”

il caso del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN)

“Father and Son” non è altro che un progetto del MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), concepito con l’aiuto di TuoMuseo. Esso è il caso forse più interessante registrato in Italia e di conseguenza anche a livello mondiale.

Il videogioco (gioco narrativo 2D) è stato lanciato sul mercato nel 2017 e nel giro di un anno e mezzo ha raggiunto circa tre milioni di download. L’idea alla base del game è quello di portare il museo fuori dal museo, sperando che determinati strumenti digitali siano in grado di aumentare e di conseguenza migliorare il dialogo e l’interazione del museo con i propri pubblici.

La Dirigenza del MANN ha notato che, nel 2016, realizzando un videogioco si può avere la possibilità di sperimentare un nuovo linguaggio per attirare i visitatori attuali del museo e quelli potenziali sia in Italia che nel resto del mondo. Infatti, proprio nel 2016, il MANN ha pubblicato il proprio Piano Strategico 2016-19 dicendo che il museo “ha posto il suo focus sull’innovazione al fine di migliorare la qualità dell’esperienza di visita, prevedendo anche nuove forme di interazione con i propri utenti, digitali e non” e ponendo anche una grande attenzione nei confronti dell’audience development. Il Piano Strategico prosegue dicendo che il museo sta anche sviluppando un videogioco con lo scopo di rendere coinvolgente l’esplorazione del museo.

A proposito di Father and Son, oltre ad essere forse il primo vero videogioco sviluppato appositamente da un museo archeologico, la sua più grande novità consiste nell’essere in forma di App (facilmente scaricaribile dal proprio Store, sia esso Apple o Google Play) ed utilizzabile indipendentemente dalla visita al museo. Quindi costituisce il primo esempio, a livello mondiale, di videogioco museale giocabile non esclusivamente on site (diverso è il caso di “Secret Seekers” del V&A di Londra, giocabile esclusivamente all’interno del museo).

Inoltre Father and Son è il primo esempio in Italia in cui un museo non racconta solamente la propria istituzione ma altri patrimoni culturali (come quello pompeiano, egizio e farnese, quindi collezioni conservate all’interno del museo).

L’approccio presentato dal MANN risulta innovativo perchè esso ha scelto di rivolgersi non semplicemente ai suoi visitatori abituali, ma a quelli potenziali siano essi giocatori di videogiochi.

La presenza all’interno delle sale del museo è possibile solamente per coloro che vogliono in qualche modo usufruire dei contenuti aggiuntivi che il gioco propone, secondo un meccanismo chiamato di “check-in” che non vincola nè blocca il continuare del gioco.

Altro aspetto determinante del game in questione è quello di essere stato progettato con lo scopo di trasmettere all’utente una grandissima quantità di informazioni che egli potrà ricevere in modo inconsapevole. Ma un che forse lascerà un po’ perplessi è che il MANN ha deciso di limitare la quantità di informazioni sulle collezioni conservate all’interno del Museo e sui servizi che esso offre; quindi l’isitituzione ha adottato una direzione opposta al livello museale, poichè quel tipo di informazioni costituisce il contenuto di app sviluppate da altre istituzioni culturali. Infatti, le potenzialità educative sono messe in secondo piano, dando una maggiore rilevanza alla visibilità del museo stesso, della sua immagine e la sua capacità di attirare nuovi e variegati pubblici.

Caratteristica tipica di Father and Son è quella di creare stories non lineari, attraverso il salto di in epoca in epoca, aumentando il coinvolgimento emotivo dell’utente. Ad esempio l’utente, durante la visita della Collezione Farnese come dimostra la figura, può accedere tramite l’utilizzo di frecce unidirezionali alla Collezione Egizia dove, vicino ad alcune sculture può trovare il simbolo di un “occhio” e con un semplice click si troverà catapultato nell’Antico Egitto, nella bottega di quello scultore che ha realizzato la statua (infatti Father and Son si concentra solamente su alcune opere iconiche conservate nel Museo, creando di conseguenza forme di story-doing). Inoltre l’utente potrà passeggiare per le vie d’Egitto o della Roma antica e scoprire molte curiosità. Il simbolo dell’ “occhio” può avere una duplice funzione, oltre a quella di creare processi di story-doing, può dare informazioni utili sulla storia delle opere scultoree o dipinti di età romana esposti nelle sale del museo.

Per quanto concerne i contenuti su cui si fonda Father and Son, narra la storia di Micheal, un ragazzo che cerca di ricostruire il passato del padre che non ha mai conosciuto. Il padre era un archeologo del MANN e sulle sue orme, Micheal attraversa le strade di Napoli e alcuni ambienti del Museo, provando sentimenti di dolore per la perdita di un genitore. Quindi il gamer può provare le emozioni sentite da Micheal. Durante questa avventura, il protagonista attraversa varie epoche storiche come ad esempio dall’antica Roma all’Egitto, passando per l’età Borbonica fino alla Napoli dei giorni nostri; scelta azzeccata per far comprendere all’utente i tre nuclei tematici che il museo ospita: collezione pompeiana, egizia e farnese. Questa funzionalità permette all’utente di visualizzare, indirettamente, la vita che si svolgeva ad esempio nell’antico Egitto, a Pompei o Ercolano. L’utente, nei panni di Micheal, si muove utilizzando l’estremità destra e sinistra dello schermo touch del proprio dispositivo mobile per spostarsi unidirezionalmente lungo i corridoi del museo.
 Per arrivare a finire il gioco, l’utente deve attraversare tutti questi ambiti. Aspetto non trascurabile ma di grandissima importanza di Father and Son è l’interfaccia grafica curata nei minimi dettagli come testimoniano le numerose sale e ambienti del museo e della città di Napoli stessa. 

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